E' quanto emerge dalle tabelle di Bankitalia per i lavoratori dipendenti senza carichi familiari.
'Solo' 12,2 punti in più per dipendenti con moglie e figli a carico. E
durante la crisi la situazione è peggiorata con un aumento di 2,6 punti
Italia al top delle classifiche (Ue, Ocse e G7) sul peso di fisco e contributi sul costo del lavoro. Per un dipendente con coniuge e due figli a carico è pari al 38,3%, mentre la media dei colleghi Ocse arriva al 26,1% (12,2 punti in meno).
Confrontando la situazione dei lavoratori italiani con quelli dell'area euro la differenza si riduce a 6,9 punti, mentre escludendo l'Italia dalla media Ue la differenza cresce di quasi un punto arrivando a 7,4 . E' quanto emerge dalle tabelle di Bankitalia, che ha elaborato i dati forniti dall'Ocse aggiornati al 2012, sul peso del cuneo fiscale in percentuale del costo del lavoro (escludendo dal caolcolo l'Irap gravante sul datore di lavoro). La situazione per i lavoratori dipendenti senza carichi familiari peggiora di quasi dieci punti percentuali, facendo salire il peso delle tasse e dei contributi al 47,6% del costo del lavoro. Rispetto a una media Ocse che non varia tra cuneo fiscale per lavoratori con carichi familiari e senza carichi familiari, la situazione dei single risulta essere molto più svantaggiata per gli italiani, che hanno sulle spalle un cuneo fiscale 21,5 punti più pesante rispetto al resto del mondo. Mentre all'interno dell'Ue è evidente un orientamento dei paesi volto a favorire i lavoratori con famiglia, il peso del cuneo fiscale sui single arriva infatti al 42,5% (+11,1 punti).
Tornando ai dati sui lavoratori con carichi familiari, durante la crisi l'Italia è il Paese, tra i membri del G7, dove il peso fiscale a carico dei lavoratori è aumentato di più, registrando un incremento di 2,6 punti (si
è passati dal 35,7% del 2007 al 38,3% del 2012); al secondo posto per
incremento delle tasse sui lavoratori c'è il Giappone, dove però si
parte da numeri ben diversi (era il 23,8% nel 2002 ed è arrivato al
25,5% con un incremento di 1,7 punti.
In Francia si registra un incremento inferiore, ma i colleghi d'oltralpe
partono dal punteggio più alto tra i Paesi del G7 e continuano a
mantenere il primo posto: si partiva dal 42,4% per arrivare pre-crisi al
43,1% (+0,7 punti). In tutti gli altri componenti del gruppo si è
registrato in trend inverso, che ha portato alla riduzione del peso
fiscale gravante sui lavoratori: negli Stati Uniti si è passati dal
18,5% al 18,4% (-0,1 punti); nel Regno Unito dal 28,4% si e' scesi al
27,9% (-0,5 punti); in Canada dal 19,4% si è passati al 18,2% (-1,2);
infine in Germania, dove si partiva da numeri vicini a quelli
dell'Italia, il peso del fisco è passato dal 35,6% al 34,2%, registrando
il calo più consistente (-1,4 punti).
Il confronto con la media dei Paesi Ocse dimostra che il trend generale
ha portato a una leggera riduzione, nel periodo della crisi, passando
dal 26,3% al 26,1%. Il trend nei dieci anni che vanno dal 2002 al 2012
dimostra che in Italia si è partiti dal 37% per scendere al 35,7%
nell'ultimo anno che ha preceduto la crisi. A partire dal 2008 è
ripresa una costante crescita che ha raggiunto i livelli massimi nel
2011 (38,4%) ed è stata confermata nell'anno successivo. L'incremento
registrato durante la crisi ha portato anche il Paese a scalare la
classifica generale dei Paesi Ocse, passando dall'ottavo posto del 2007
al quarto del 2012, e facendo conquistare la medaglia di legno al Paese.
Fonte: Adnkronos
Nessun commento:
Posta un commento